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Alla montagna debbo tornare

La giornalista e scrittrice campana Matilde Serao fu anche una raffinata viaggiatrice e pubblicò nel 1908 Lettere d’una viaggiatrice, opera in cui il suo sguardo “si muove attraverso città d’arte, mete europee, capitali del bel mondo, con consigli filosofici sul viaggio come metafora della vita, in un’Europa che è alle soglie della Prima Guerra Mondiale, e nello stesso tempo ci fornisce uno sguardo modernissimo sui luoghi, le vite, le mode, i vizi e la cultura dell’epoca”. Degli otto capitoli che costituiscono il libro, la Serao dedica quello finale, e anche il più esteso, alla Valle d’Aosta che fu meta nel 1892 di una sua lunga vacanza estiva.

In questo libro, partendo dalle parole, descrizioni, riflessioni ed emozioni della scrittrice, ho cercato, documentandomi sui giornali e sulle guide turistiche dell’epoca, di far rivivere l’atmosfera della Belle Époque che si respirava anche in alcune delle principali località turistiche della Valle d’Aosta che, complice l’arrivo della strada ferrata nel 1886 e la frequentazione annuale da parte della regina Margherita, stava diventando una meta turistica sempre più ricercata ed apprezzata da un turismo non solo più elitario di alpinisti, soprattutto inglesi, e di esponenti della nobiltà e della politica, ma anche di famiglie dell’alta e media borghesia.